Mutui, quanto si risparmia dopo gli interventi Bce?

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Le decisioni prese giovedì dalla Bce offrono nuovi e importanti vantaggi economici alle famiglie italiane che scelgono di accendere un mutuo o richiedere un finanziamento.

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La promessa del presidente Mario Draghi che i tassi bassi di interesse della zona euro resteranno su tali livelli per un prolungato periodo di tempo (gli analisti stimano fino al 2018-2019), favoriscono i prestiti e i mutui per i prossimi 3-4 anni.

In altri termini, chi chiedesse oggi un mutuo a tasso variabile, la cui rata è connessa al tasso Euribor, non solo beneficerebbe di un ulteriore tagli dei tassi dello 0,05% annunciato giovedì dalla Bce ma, soprattutto, saprebbe che il tasso (e la relativa rata da pagare) resterebbe stabile per un periodo di almeno 3-4 anni. Inoltre la nuova normativa europea, da poco recepita dall’Italia, ha portato da sette a 18 i mesi (non necessariamente consecutivi) prima che la banca possa chiedere la rinegoziazione del mutuo o la vendita dell’immobile e, peraltro, quest’ultima procedura, risulta ora molto semplificata e più favorevole al sottoscrittore del mutuo rispetto a prima.

Durante lo scorso anno, incrociando i dati di Abi, Banca d’Italia e dei diversi provider online (tra i quali Mutuionline), circa due terzi delle richieste dei nuovi mutui erano riguardanti i finanziamenti a tasso fisso, il preferito da chi non ama il rischio. In questa particolare fase del ciclo economico, una vasta platea di famiglie è attratta dai tassi particolarmente bassi al punto che è difficile (se non impossibile) ipotizzare tassi inferiori nei prossimi anni. D’altro canto, se è vero che un mutuo a tasso fisso comporta oneri (e quindi l’importo della rata mensile) superiore a quello di un mutuo a tasso variabile (a parità di altre condizioni), è anche vero che l’importo della rata di un mutuo a tasso fisso attuale è sensibilmente inferiore a quella di un finanziamento per l’acquisto di una prima casa effettuato solo 24 mesi fa.