Mutui: Euribor e IRS tornano a correre (forse…)

Inaffidabili. Un giorno in discesa, un altro rialzano la testa… Non si riesce davvero più a tener dietro alle bizze dei tassi di interesse applicati ai mutui. Ora, dopo un lungo periodo di contrazione dovuta – ci avevano detto – alla crisi economica, le continue difficoltà dell’economia europea che avrebbero dovuto abbattere ulteriormente (anche se non sembra possibili, visti i livelli veramente molto bassi) gli interessi hanno invece riacceso la spia del rialzo. È questo, oggi. il trend che si intravede per gli indici Euribor e Irs (interest rate swap), utilizzati per calcolare il tasso nominale dei mutui a tasso variabile (il primo) e fisso (quest’ultimo).

A tutto, come sempre, c’è una spiegazione e una soluzione. Non fa difetto questo caso particolare, ed è perciò che cerchiamo di andare a interpretare le ragioni di questa variabilità. Gli Euribor, ad esempio, seguono i flussi di breve termine: nel caso specifico, sono risaliti perché attendono fiduciosi le decisioni di politica monetaria che intenderà mettere in atto nei prossimi giorni la Banca Centrale Europea. Gli Irs, invece, sono legati al mercato dei tassi a lungo termine: per il momento (ma, a giudicare dalla situazione in atto, chissà per quanto tempo ancora) sono allineati al Bund tedesco, il bond europeo oggi più affidabile.

A destare meraviglia, poi, è lo scarto, davvero notevole, tra i due parametri: venerdì scorso l’Euribor a 3 mesi, il più utilizzato per il calcolo del tasso dei mutui variabili, è stato fissato allo 0,684% mentre l’Irs a 25 anni, la “Bibbia” dei mutui a tasso fisso, si attesta al 3,68%. In soldoni (è proprio il caso di dirlo…) questo significa che c’è uno scarto di 300 punti base. Il che, per un mutuo di 150mila euro in 25 anni, equivale a 220 euro di rata mensile in più, naturalmente a svantaggio dei “fissi”. Ecco spiegato, alla radice, il vasto ricorso alle soluzioni di mutui a tasso variabile fatto dalle famiglie che hanno acceso il finanziamento in questi ultimi tempi.