Mutui a tasso fisso, ecco alcune soluzioni per la fine del 2023

Siete ancora alla ricerca di una soluzione che possa combattere efficacemente l’incremento dei tassi che riguardano i mutui. Il consiglio migliore è quello di evitare i mutui con tasso variabile, per puntare su quelli a tasso fisso, che siano in grado di assicurare quindi delle rate all’insegna della stabilità nonostante il passare del tempo.

Se si ha già sottoscritto un mutuo a tasso variabile e l’intenzione è quello di passare al fisso, allora è chiaro che diventa necessario e prioritario prendere in considerazione due soluzioni, ovvero la rinegoziazione oppure la surroga del mutuo in essere. Detto questo, però, l’aspetto ancora più importante e primario è quello legato alla ricerca del mutuo più vantaggioso in base alle proprie esigenze. Proprio per questo motivo, proviamo ad andare alla ricerca di soluzioni con mutuo a tasso fisso che siano piuttosto convenienti per questa fine del 2023.

Il mutuo a tasso fisso, come abbiamo visto, rappresenta certamente la scelta ideale, perché riesce ad assicurare una notevole stabilità in riferimento al pagamento delle rate nel corso del tempo. Per andare alla ricerca di soluzioni che siano sufficientemente vantaggiose, bisogna impostare alcuni valori base. In questo caso, la ricerca si basa su una richiesta di mutuo che si aggira intorno ai 280 mila euro, per un valore complessivo dell’immobile che è pari invece a 300 mila euro. La durata del mutuo richiesta è pari a 30 anni.

In riferimento a una simulazione di questo tipo, ecco che la prima soluzione è rappresentata dalla proposta di Intesa Sanpaolo. In questo caso, ecco che la rata mensile proposta è pari a 1312,66 euro, con un tasso finito pari al 3,85% e un TAEG pari al 3,98%. Non ci sono dei costi legati all’istruttoria, mentre la perizia comporta una spesa pari a 320 euro, con una gestione completamente in filiale.

La seconda proposta è rappresentata da Banca Avvera. In questo caso, la proposta parte da una rata mensile pari a 1504,81 euro, con un tasso finito pari al 5,01% e un Irs+2,20%. Per quanto riguarda il TAEG ci si attesta intorno al 5,32%, con delle spese di istruttoria che arrivano fino a 2000 euro, mentre le spese legate alla perizia si fermano intorno ai 280 euro. Anche in questo caso, la gestione del passaggio da un mutuo all’altro avviene completamente in filiale, con tutto il supporto necessario per completare in tempi brevi l’operazione.

Mutui green, perché stanno crescendo più di quelli classici

Grande crescita da parte dei mutui green, che sono in grado attualmente di offrire anche uno sconto in confronto ai mutui tradizionali. L’ultima riunione che è andata in scena presso il Consiglio UE ha evitato di stringere troppo le maglie circa la direttiva delle case green. Infatti, sono stati fissati dei nuovi obiettivi a livello intermedio in termini di risparmio di energia. Il primo obiettivo riguarda il 2030 e il secondo ha ad oggetto il 2035. Ovviamente, il tutto tenendo conto di come l’obiettivo ultimo è quello della neutralità carbonica, fissato invece al 2050. Da notare anche si è deciso di slittare il blocco definitivo delle caldaie a gas al 2040 al posto del 2035.

Una direttiva che, se fosse stata stringente come la proposta iniziale, avrebbe effettivamente avuto un impatto devastante sull’Italia. Infatti, nella nostra penisola, diverse stime parlano di un numero di edifici prioritari pari a ben 5 milioni sui 10 milioni di immobili totali in classe energetica E, ma anche F o G. Si tratterebbe di ristrutturare oltre 5 milioni di immobili, per una spesa insopportabile sulle spalle delle famiglie.

Per poter stimolare il più possibile tale spesa, è chiaro che andranno rivisti e proposti nuovi sgravi dal punto di vista fiscale. Si tratterebbe, in fondo, di un’aggiunta rispetto a quanto sono già in grado di offrire i mutui green, che ormai sono molto più vantaggiosi rispetto ai mutui classici.

Quando si parla di mutui green si fa riferimento a una tipologia molto specifica di mutuo, che viene garantita solamente nel caso in cui si dovesse provvedere a comprare degli immobili di classe energetica molto alta, come ad esempio A, piuttosto che B o C. i mutui green si possono sfruttare anche in caso di interventi di ristrutturazione di un immobile che garantiscano un miglioramento a livello di classe energetica. Tra l’altro, diverse indagini hanno messo in evidenza come, per colpa del continuo incremento dei tassi sui mutui registrato nell’ultimo periodo, è stato notato un incremento nella quota di richieste di mutui green che hanno una durata maggiore rispetto a 30 anni. Infatti, i dati non mentono, visto che si parla di un salto dall’1,3% del mix registrato nel 2022, addirittura al 9,6% di quest’anno. Le somme che sono state richieste in media si aggirano intorno a poco più di 173 mila euro, mantenendosi stabili rispetto allo scorso anno, in ogni caso più alte di circa il 30% in confronto alle richieste per i mutui tradizional.

Mutui surroga, ecco quali sono i migliori a novembre

Quando si fa riferimento alla surroga del mutuo, si parla inevitabilmente di un sistema molto utile per provare a ottimizzare le spese che sono legate strettamente al finanziamento. Infatti, provare ad effettuare il trasferimento del mutuo, portandolo in una banca differente, ecco che rappresenta un’ottima opportunità per poter sfruttare delle condizioni economiche a livello di rimborso decisamente più convenienti.

Sfruttare la surrogazione del mutuo offre la possibilità di effettuare il trasferimento del finanziamento da una banca rispetto a un’altra, senza spendere un centesimo. La surroga mutui rappresenta una soluzione particolarmente conveniente in un gran numero di occasioni, come nel caso in cui si voglia provare a ridurre il tasso di interesse, oppure quando si ha intenzione di far diventare un mutuo a tasso variabile in tasso fisso oppure il contrario o, più in generale, anche nel caso in cui si voglia cambiare la durata del mutuo.

Per poter presentare apposita richiesta circa la surroga del mutuo, la cosa migliore da fare è quella di optare per una delle banche che mettono a disposizione tale tipologia di finanziamento. In seguito, dopo aver individuato l’offerta più adatta in base alle proprie esigenze, e aver presentato la propria richiesta di mutuo per poter ottenere la surroga, ecco che sarà compito della nuova banca occuparsi della richiesta di trasferimento da inviare alla vecchia banca, che non avrà alcun strumento utile per potersi opporre.

Dando uno sguardo alle migliori offerte di mutuo surroga per il mese di novembre, proviamo a fare un esempio che prevede la richiesta di un mutuo a tasso fisso dall’importo di circa 200 mila euro e con una durata pari a 30 anni, con un loan to value pari al 50%.

Tra le migliori offerte per il mese di novembre troviamo sicuramente quella di Credit Agricole, ma anche quella di BPER Banca e quella di Credem. Nel primo caso, ovvero la proposta di Crédit Agricole, la proposta riguarda un mutuo surroga caratterizzato dalla presenza di un TAN pari al 3,99% e un TAEG pari al 4,13%. In riferimento alla proposta di BPER Banca, va detto che il mutuo surroga prevede un TAN pari al 4,05%, mentre il TAEG arriva al 4,15%. In riferimento alla proposta di Credem, invece, si tratta di un mutuo surroga con un TAN pari al 3,95%, mentre il TAEG è pari al 4,09%. Si tratta di tre proposte decisamente interessanti, che possono essere valutate in maniera approfondita da quanti hanno l’esigenza di fare richiesta per la surroga di un mutuo.

Mutui, i tassi di interesse schizzano verso l’alto

Il rapporto mensile che è stato realizzato da parte di Abi ha messo in evidenza come, durante il mese di ottobre, i tassi in riferimento ai nuovi mutui hanno fatto registrare un aumento dal 4,21% del mese di settembre al 4,37%. Dal punto di vista della media che riguarda le nuove operazioni di finanziamento nei confronti delle imprese, ecco che è stata toccata la soglia del 5,45%. Discorso diverso, invece, in riferimento al dato complessivo dei prestiti, visto che è stato raggiunto il tetto del 4,7%.

I dati più interessanti legati al rapporto di Abi

Abi ha messo in evidenza un altro dato particolarmente interessante. Ovvero che, durante il mese di ottobre di quest’anno, i prestiti che sono stati erogati nei confronti di famiglie e imprese, hanno fatto registrare una riduzione pari al 3,6% in confronto al 2022. In ogni caso, si tratta di dati più alti rispetto a quelli che si registravano prima che scoppiasse la pandemia nel 2020.

Dando uno sguardo ai prestiti che vengono concessi alle imprese non finanziarie, è bene mettere in evidenza come si arriva a una riduzione del 6,7%. In riferimento ai prestiti che vengono proposti alle famiglie per acquistare la casa, è stata registrata una lieve diminuzione, così come ha subito un incremento, intorno a poco più di tre punti percentuali, del credito al consumo.

Dando uno sguardo alla raccolta, si può notare come stia proseguendo l’aumento di quella a lungo termine, che chiaramente porta in dote un guadagno maggiore, mentre si è un po’ bloccata la raccolta a breve termine. In generale, possiamo senz’altro affermare che il calo si attesta intorno al 2,5%, mentre per i depositi si raggiunge anche il -4,6%, in confronto a un calo del 3,5% che era stato registrato nel corso del mese precedente.

Tenendo conto della raccolta complessiva a medio e lungo termine attraverso le obbligazioni, c’è da dire come sia stato registrato un incremento di tutto rispetto in confronto al 2022, pari a ben il 15,8%. Il totale delle obbligazioni, invece, ha raggiunto la soglia di 239 milioni di euro.

Tra gli altri dati particolarmente interessanti che sono emersi da questo report, troviamo senz’altro quello che si riferisce al tasso sui depositi a durata prestabilita. Ebbene, questo tasso viene calcolato attualmente intorno al 3,57%. In confronto al mese di giugno dello scorso anno, quando questo particolare tasso si aggirava intorno allo 0,29%, tra l’altro si trattava anche dell’ultimo mese prima che la Bce cominciasse ad aumentare i tassi, l’aumento si aggira intorno ai 328 punti base.

Mutui, le erogazioni mai così in basso

A partire da gennaio fino al mese di settembre del 2023, le erogazioni di mutui hanno subito un ribasso pari addirittura al 40% in confronto a quanto è stato registrato nel medesimo mese del 2022. Invece, il quantitativo di finanziamenti ha fatto registrare una diminuzione intorno al 37%.

SI tratta di due percentuali che non coincidono, visto che l’importo medio che si riferisce alle erogazioni è diminuito di qualcosa come 10 mila euro. Dal momento che i prezzi non riescono a scendere in riferimento ai termini nominali, ecco spiegato il motivo per cui ci troviamo di fronte a simili dati. Si tratta di informazioni che derivano da stime di Nomisma, che mettono in perfetta evidenza un quadro di blocco del mercato degli immobili. Se si lasciano per un attimo perdere le stime e si prendono in considerazione i dati ufficiali, nello specifico quelli che sono stati comunicati in via ufficiale da parte dell’Agenzia delle Entrate, che in ogni caso risultano aggiornati solamente fino a giugno di quest’anno, altre informazioni piuttosto interessanti si possono rilevare.

Le vendite hanno fatto registrare un calo pari all’incirca a 50 mila unità, ma è chiaro che la perdita è legata a stretto giro di posta con gli acquisti per il mutuo, dal momento che le transazioni per contanti non hanno subito particolari scossoni. Le motivazioni di tale trend sono essenzialmente due. Da una parte c’è chi acquista una seconda casa oppure un immobile come vero e proprio investimento che è solito pagare in contanti. Il secondo aspetto importante da mettere in evidenza è che, nel corso del primo semestre dello scorso anno, i tassi si aggiravano intorno ancora ai minimi storici. Di conseguenza, una parte di coloro che acquistavano era abituata in ogni caso ad accendere un mutuo, per poi effettuare immediatamente il saldo del prezzo, evitando di dismettere investimenti. Al giorno d’oggi, tale pratica, evidentemente, con i tassi saliti in maniera considerevole, è chiaramente in disuso.

La diminuzione che ha ad oggetto le transazioni è evidente e diffusa. È sufficiente dare un’occhiata ai vari dati semestrali. Ad esempio, a Roma è stato registrato un calo di oltre il 16%, mentre a Milano si è arrivati a un -20%, così come a Torino c’è stata una riduzione di oltre 9 punti percentuali, mentre a Napoli ci si è fermati al -6,1%. Si tratta di numeri senz’altro molto negativi, ma che è difficile andare a comparare, in realtà, con quelli del 2022, che sono stati da primato, anche per via dello stimolo di tutte quelle transazioni riprese dopo la sospensione per la pandemia.

Spread mutui, quale conviene di più

Durante gli ultimi dodici mesi, i tassi di interesse correlati ai mutui hanno fatto registrare un forte aumento. La volatilità che caratterizza i mercati, tra le altre cose, è stata notevolmente stimolata da parte dell’inflazione, ma è stata anche condizionata dalle politiche monetarie messe in atto dalla BCE. Di conseguenza, la stessa volatilità ha portato a un forte aumento dei tassi, che hanno toccato livelli veramente altissimi.

Questa tendenza di aumento dei tassi di interesse ha avuto un forte impatto non solo sull’Euribor, ovvero il tasso interbancario che ha un legame particolare con i mutui stipulati con un tasso variabile, ma anche sull’IRS. Quest’ultimo è il tasso interbancario impiegato come vero e proprio indice di riferimento per la definizione dell’interesse su tutti quei mutui stipulati a tasso fisso.

La scelta di tenere d’occhio il trend che caratterizza i tassi di interesse è certamente molto utile, soprattutto per poter comprendere qual è il prezzo di un mutuo e capire se effettivamente può rappresentare un’opzione conveniente o meno. In ogni caso, c’è un altro aspetto che va considerato e che spesso non viene analizzato a sufficienza. Stiamo facendo riferimento inevitabilmente allo spread.

Lo spread non è altro che quella percentuale, che è differente rispetto all’istituto bancario preso in considerazione, che si applica al tasso di interesse preso come riferimento per stabilire qual è il tasso di interesse a cui viene proposto il mutuo. È giusto mettere in evidenza come lo spread deve essere sempre aggiunto al valore corrente che caratterizza l’IRS, in maniera tale da ottenere il tasso di interesse di un mutuo caratterizzato da un tasso fisso, ma andrà sommato anche all’Euribor, in maniera tale da individuare il tasso di interesse di un mutuo che è stato invece proposto con un tasso variabile.

Ebbene, la definizione dello spread torna utile nel momento in cui si sistemano tutte quelle condizioni legate al mutuo e resta fisso per l’intera durata del contratto di mutuo. In sostanza, con il termine di spread si fa riferimento a quella porzione di guadagno che finisce nelle casse della banca dopo aver concesso il mutuo.

Proprio in fase di valutazione del mutuo più conveniente in base alle proprie esigenze, serve considerare, tra i diversi aspetti, anche lo spread che viene stabilito da parte dell’istituto bancario. A tale riguardo, il consiglio migliore da tenere a mente è quello di scegliere sempre di fare una simulazione del calcolo della rata, in modo tale da avere le idee più chiare circa lo spread che verrà usato da parte della banca.

Banca fallisce, che fine fa il mutuo?

Tutti coloro che hanno un mutuo, probabilmente anche solo per curiosità, si sono chiesti almeno una volta nella vita che cosa potesse succedere al proprio mutuo in caso di fallimento della banca. È chiaro che si tratta di uno scenario che va a interessare notevolmente chi aveva acceso un finanziamento presso quell’istituto bancario.

Nel corso degli ultimi tempi, poi, le notizie che riguardano i vari fallimenti che hanno avuto ad oggetto molteplici banche internazionali, e le cattive acque in cui navigano anche diverse banche italiane, qualche preoccupazione ai consumatori l’hanno messa. Il sistema bancario italiano può contare su una disciplina certamente più rigida in confronto a quella americana. Tra le altre cose, è molto più complicato che si possa verificare una crisi così profonda da portare al fallimento di una banca, ma dei casi in cui si è dovuti ricorrere a salvataggi di emergenza, in effetti, ci sono stati anche sul nostro territorio.

Il primo passo è quello di capire se la banca può fallire. Ebbene, la risposta è positiva, dal momento che l’istituto bancario è assimilabile a un’impresa privata a tutti gli effetti e, nel caso in cui non fosse più in grado di far fronte agli impegni presi con i creditori, ecco che sarebbe condannata a tale scenario.

È importante mettere in evidenza come sia veramente complicato che una banca possa fallire, visto che le conseguenze sarebbero decisamente gravi. Insomma, una situazione che verrebbe evitata con tutte le forze possibili. All’interno del Decreto Salva Banche, tra le altre cose, è presente un apposito Fondo interbancario che provvede alla tutela dei depositi. Stiamo facendo riferimento a un fondo che viene supportato da versamenti che arrivano da tutti gli istituti bancari presenti in Italia. Ed è facile intuire come tale fondo venga poi impiegato in caso di fallimento da parte di una banca, proprio per coprire tutti i vari crediti dei risparmiatori.

Tutti coloro che hanno un conto corrente piuttosto che un conto corrente presso una banca che è stata oggetto di una procedura di fallimento, ecco che potrà recuperare i depositi che aveva attivato fino ad una soglia massima pari a 100 mila euro. Per quanto riguarda la situazione di quanti avevano aperto un mutuo presso la banca che è poi fallita, sono due gli scenari da considerare. La banca può essere rilevata da un’altra banca e i rapporti contrattuali semplicemente vengono trasferiti da un istituto all’altro. La banca, in un secondo scenario, non è oggetto di alcun salvataggio e si procederà con l’attività di liquidazione dei beni tramite un’apposita procedura concorsuale.

Tassi dei mutui previsti nel 2024: cosa aspettarsi nei prossimi mesi

I tassi dei mutui sono in aumento da diversi mesi, a causa dell’inflazione e della guerra in Ucraina. Secondo le previsioni degli esperti, i tassi continueranno a salire fino alla fine del 2023, per poi iniziare a scendere nel 2024. Proviamo a capire cosa sia lecito aspettarsi nel corso dei prossimi mesi qui in Italia, secondo quanto raccolto di recente.

Tassi dei mutui
Tassi dei mutui

Calo dei tassi sui mutui, ecco quando aspettarselo

I tassi di interesse hanno subito l’ennesimo aumento di questo periodo, dopo la scelta, anche in questo caso si tratta dell’ennesima valutazione di un certo tipo, che è stata fatta da parte della Banca Centrale Europea lo scorso 20 settembre.

L’incremento dei tassi di interesse è stato di 25 punti base, con la necessità, stando ai vertici della BCE, di optare necessariamente per una simile situazione per combattere il più possibile l’inflazione nella zona Euro. Lo scopo principale della Bce è quello di provare in tutti i modi a rimettere l’inflazione al suo posto, ovvero sotto alla soglia del 2% entro il 2025.

E in tanti si chiedono inevitabilmente che tipo di destino li attenda da qui al 2025. I tassi che sono stati scelti dalla BCE in merito alle operazioni di finanziamento più importanti hanno toccato ormai il 4,5%. Si tratta di un ulteriore aumento pari a 25 punti base. Questa decisione ha avuto per l’ennesima volta delle conseguenze negative sui tassi che vengono stabiliti da parte delle banche rispetto ai vari mutui sugli immobili. Dal punto di vista delle statistiche, ecco che la media del Taeg, ovvero il tasso effettivo globale, lo scorso 22 settembre toccava il 4,05% per quanto riguarda i tassi fissi, mentre si aggirava intorno al 4,60% sui tassi variabili. Si tratta delle percentuali più alte mai toccate dal 2012 ad oggi.

La domanda che si stanno facendo un po’ tutti ormai riguarda lo scenario futuro: ovvero, ci sarà un miglioramento prima o poi o si proseguirà con questo trend? Si tratta di una domanda inevitabile, soprattutto per via del fatto che il numero uno tra gli economisti della Bce, ovvero Philip Lane, ha da poco tempo sostenuto in un’intervista come le scelte future dovranno essere all’insegna della garanzia che i tassi di interesse chiave della Bce siano stabiliti a livelli abbastanza restrittivi per tutto il periodo che servirà.

Insomma, cosa potrebbe modificare questo trend? Tutto è legato alle conseguenze della politica monetaria restrittiva operata dalla Bce sull’inflazione. Insomma, non ci possono essere certezze sul futuro in questo momento. Intanto, un gran numero di famiglie ha dovuto affrontare un aumento quasi doppio in alcuni casi delle rate dei mutui. Una situazione che coinvolge anche quanti vorrebbero comprare una casa, ma che in questo momento, con l’attuale situazione dei tassi, non possono ovviamente permetterselo. È il caso davvero di attendere un calo dei tassi, che potrebbero non arrivare certo a breve? Per ora è un’ipotesi che la Bce esclude, ma in ogni caso conviene puntare sui tassi fissi.

Mutui in Italia a settembre 2023: tra rialzi e segnali di stabilizzazione

A settembre 2023, i tassi dei mutui in Italia continuano a rialzarsi, seppur con una frenata rispetto ai mesi precedenti. Il tasso medio di un mutuo a tasso fisso è di circa il 3,5%, mentre quello di un mutuo a tasso variabile è di circa il 4,5%.

Questa tendenza è dovuta all’aumento dei tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea (BCE), che ha deciso di alzare i tassi di 25 punti base per contrastare l’inflazione.

Nonostante i rialzi, il mercato dei mutui in Italia resta vivace. A settembre, sono stati erogati oltre 10 miliardi di euro di nuovi mutui, in aumento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

mutui in Italia
mutui in Italia

Mutui in Italia, quali sono le regioni con il maggiore debito

Anche se chiaramente stiamo vivendo un contesto economico particolarmente complesso e complicato, che inevitabilmente viene condizionato da un gran numero di elementi soprattutto correlati alla guerra in atto tra Ucraina e Russia, ma non solo. Infatti, a incidere sulla situazione troviamo anche l’inflazione e l’aumento costante dei tassi di interesse da parte della Fed e della Bce.

Insomma, nonostante tutto, è vero che le famiglie italiane hanno cercato di non perdere la fiducia e, per tale ragione, hanno continuato a investire sul mondo del mattone. Ebbene, Mister Credit ha realizzato una ricerca davvero molto interessante, con l’obiettivo di creare una vera e propria mappa di quanto le persone stanno facendo ricorso attualmente a prestiti e mutui sul territorio italiano.

Stando all’analisi dei dati che è stata fatta si può notare come, nel corso del primo semestre del 2023, il numero degli italiani che attualmente pare avere un contratto di credito rateale attivo tocca il 51,4% rispetto alla popolazione chiaramente con più di 18 anni.

Dal punto di vista pro-capite, nel corso dei primi sei mesi dell’anno attuale, ecco che la rata media che viene rimborsata mensilmente, si aggira intorno ai 322 euro, con un aumento pari al 5,6% in confronto al 2022. L’esposizione residua, definizione che corrisponde alle somme pro-capite che devono essere ancora rimborsate in futuro per l’estinzione dei contratti che sono attivi, arriva fino a 34875 euro. Anche in questo caso, si è notato un incremento pari al 9,3% in confronto all’ultima rilevazione che è stata fatta.

Dando uno sguardo un po’ più approfondito ai mutui, si può notare come si è verificato a tutti gli effetti un incremento delle rate, con un aumento pari al 13,5%, così come è cresciuta anche l’esposizione residua, con un +10,8% in confronto al totale. A salire sono stati anche i prestiti finalizzati, che hanno fatto registrare un aumento non solo dal punto di vista dei contratti in corso, +12,3%, ma anche per quanto riguarda i contratti attivi, +11,9%.

Da notare, inoltre, come nel corso dei primi sei mesi del 2023, non solo l’importo della rata mensile, ma anche l’esposizione residua sono stati registrati in crescita. La motivazione è legata da un lato certamente all’aumento dei tassi di interesse, ma dall’altro è anche vero che rimane sempre una problematica importante a livello di inflazione, che può portare le famiglie a dover fare ricorso al credito per poter affrontare le spese, dall’importo più alto rispetto al passato chiaramente.

Taglio dei tassi di interesse sui mutui, quali banche lo applicano

Sembra che in Cina ci sia l’intenzione di fare di tutto pur di stimolare il più possibile la spesa dei consumatori. Tra i vari strumenti che vengono adottati nel corso degli ultimi tempi troviamo anche il fatto di consentire alle banche statali della Cina la possibilità di ridurre i tassi di interesse che sono correlati ai mutui.

mutui

Si tratta di una misura che è stata presa con l’intento di dare adeguato supporto alla politica monetaria, cercando di stimolare il più possibile l’obiettivo la crescita dell’economia, che attualmente sta zoppicando un pochino. Le più importanti banche dello Stato cinese potrebbero apportare un vero e proprio taglio dei tassi di interesse su buona parte della somma complessiva dei mutui che sono già attivi sul territorio. Si parla di una cifra che si aggira intorno a 4900 miliardi di euro, stando a quanto è stato riportato da delle fonti ben precise, ovvero quelle di Bloomberg. La sforbiciata che verrà applicata ai tassi di interesse farà riferimento solo ed esclusivamente ai mutui che riguardano la prima casa.

Ormai stiamo notando come a Pechino stiano facendo veramente di tutto e di più per provare a trasmettere adeguati stimoli alla spesa dei consumatori. L’obiettivo primario è quello di provare a ottenere ancora più liquidità sul mercato azionario locale e cercare di rendere meno pesante la pressione che per il momento continua a stazionare come una grossa nube sulle banche cinesi. Per ora, però, come è stato messo in evidenza ancora una volta da Bloomberg, la PBOC, ovvero la banca centrale della Cina, non ha dato alcuna conferma o smentita circa questa notizia.

È chiaro che non è la prima volta che a Pechino provano ad evitare dei programmi di stimolo particolarmente ampi, mettendo in atto più che altro delle misure più specifiche. E questa volta si stanno organizzando per garantire un maggiore supporto alla spesa delle famiglie cinesi. Nel caso in cui la rata del mutuo si riduca, ecco che i vari nuclei familiari potranno contare su una maggiore liquidità ciascun mese da poter reinvestire sul mercato.

Se da un lato è vero che nel corso dei primi giorni del mese di agosto la Cina ha applicato un taglio ai tassi di riferimento, ecco che il costo medio riferito ai mutui è calato fino a toccare il minimo storico. Eppure, buona parte delle famiglie in Cina non ha ottenuto particolari benefici, dal momento che gli istituti bancari dovranno rivalutare i prestiti attuali sicuramente non prima dell’inizio del prossimo anno.

Mutui, come comportarsi per rendere meno pesante la rata

È stata l’ABI, ovvero l’Associazione Bancaria Italiana, a diffondere una serie di linee guida che possono tornare decisamente utili per tutti coloro che hanno sottoscritto un mutuo con tasso variabile. Si tratta di una serie di consigli che possono tornare utili anche alle banche, per provare a rendere meno pensati le rate da pagare ogni mese.

Tutte queste misure, ad esempio, potrebbero prevedere di estendere il piano di ammortamento dei vari finanziamenti, oppure tra le potenziali soluzioni che si potrebbero tentare di sfruttare troviamo ancora un’estensione circa il bacino di beneficiari. Non solo, dal momento che si potrebbe passare anche attraverso l’ammissione di soggetti che hanno un reddito ISEE, oppure dei mutui, di importo maggiore. In merito alla diffusione tra i vari clienti degli istituti bancari, c’è l’opportunità di sfruttare quello che viene chiamato fondo Gasparrini, ovvero il fondo di solidarietà, con l’intento di mettere in pausa il pagamento delle varie rate che caratterizzano il mutuo sottoscritto.

C’è da dire come il mercato italiano dei mutui, buona parte del credito riguarda l’acquisto di un’abitazione. Di questi 425 miliardi di euro spesi dalle famiglie, qualcosa come il 63% riguarda dei mutui a tasso fisso, mentre il 37% concerne mutui a tasso variabile.

Media aggiornata tassi mutui, ecco il calcolo

Giusto intorno alla metà del mese di giugno, la BCE aveva comunicato un’altra brutta notizia. Stiamo facendo riferimento all’aumento dei tassi di interesse vertenti sui mutui, che ormai sono arrivati a toccare un picco che non era mai stato raggiunto nel corso degli ultimi 22 anni.

Diamo uno sguardo, però, alla media che aggiornata che riguarda i tassi sui mutui, che può tornare utile per capire quando è utile fare richiesta di un mutuo a tasso fisso oppure a tasso variabile. Per poter avere un’idea più chiara in riferimento al trend che riguarda i tassi di interesse sui mutui, le simulazioni danno un tornaconto decisamente utile. Un esempio di simulazione riguarda i mutui a tasso fisso, anche per via del fatto che, al momento perlomeno, i tassi di interesse cresciuti in tal modo non rendono i mutui tasso variabile la soluzione migliore.

L’importo di questa simulazione è pari a una somma di circa 185 mila euro, con l’intento di comprare una prima casa per un valore complessivo dell’immobile intorno ai 200 mila euro e una durata di 30 anni. Se avete meno di 36 anni, i migliori mutui a tasso fisso sono quelli che vengono proposti da Intesa Sanpaolo, Banco BPM e Banca BPER.