Visto che stiamo attraversando un periodo di lunga crisi, la rata del mutuo per molte persone inizia a pesare a fine mese, come un macigno! Quindi si va necessariamente alla ricerca di un nuovo finanziamento ipotecario, a condizioni più vantaggiose, nonché tagliato su misura e secondo le proprie mutate esigenze proprio a causa della congiuntura sfavorevole che, tra l’altro, porta spesso ad una drammatica contrazione del reddito familiare. E così sempre più famiglie chiedono la portabilità del proprio mutuo dalla vecchia ad una nuova banca; stiamo chiaramente parlando della surrogazione dei mutui a costo zero così come impone la normativa vigente grazie alle cosiddette Leggi Bersani, le “lenzuolate” degli anni scorsi. In questo modo, con la surrogazione, è possibile ottenere una rata e uno spread più basso, si può cambiare tipologia di tasso e, in base alla durata, pagare mensilmente importi decisamente più sostenibili.
crisi economica
Mutui: Istat, aggiornamento terzo trimestre 2010
Nel terzo trimestre dello scorso anno in Italia, in base ai dati sugli atti notarili, sono stati stipulati complessivamente 171.689 mutui, con un calo dell’1,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ovverosia rispetto al terzo trimestre del 2009. A rilevarlo con un Rapporto è stato l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, precisando al riguardo come su un totale di 171.689 mutui stipulati, il 59,4%, pari a 101.973, siano stati stipulati attraverso la costituzione di ipoteca immobiliare; il restante 40,6%, invece, pari a 69.716 mutui, è stato stipulato senza la costituzione di ipoteca immobiliare. A fronte di un calo complessivo dell’1,9%, come sopra indicato, i mutui con ipoteca sono scesi in termini numerici dell’1,7%, mentre quelli non garantiti dall’ipoteca immobiliare sono calati del 2,2%. L’Istat ha inoltre fornito i dati sui primi nove mesi del 2010, caratterizzati da 561.922 mutui stipulati rispetto ai 535.473 stipulati nel periodo gennaio-settembre 2010; quindi, il saldo, anno su anno, è positivo con una crescita pari al 4,9%.
Istat: cresce la disuguaglianza economica tra Nord e Sud, non ne risente il mutuo
Nel 2009, il 15,2% delle famiglie italiane ha presentato tre o più sintomi di disagio economico tra quelli previsti dall’indicatore sintetico definito dall’Eurostat. Lo rileva l’Istat. Questo valore non presenta variazioni statisticamente significative rispetto all’anno precedente e si conferma molto più elevato tra le famiglie con cinque componenti o più (25,8%), residenti nel Mezzogiorno (25,1) e tra le famiglie con tre o più minori (27,1).
Il quadro offerto dagli indicatori di deprivazione e di difficoltà economica si presenta sostanzialmente immutato rispetto all’anno precedente, quando era significativamente peggiorato rispetto al 2007 (anno in cui a soffrire di tre o più sintomi di disagio era stato il 14,8% delle famiglie, contro il 15,8% del 2008), anche se crescono le famiglie che non potrebbero far fronte a spese impreviste di 750 euro (dal 32% al 33,3% in media), quelle che sono state in arretrato con debiti diversi dal mutuo (dal 10,5 al 14 di quelle che hanno debiti) e quelle che si sono indebitate (dal 14,8 al 16,5%).
La crisi economica, che ha pesantemente caratterizzato il 2009, ha colpito in larga maggioranza le famiglie che si trovavano in condizioni di deprivazione materiale già nel 2008. Inoltre, la caduta dell’occupazione ha riguardato soprattutto i figli, celibi e nubili, che vivono nella famiglia di origine, mentre i genitori hanno potuto contare su un ricorso massiccio alla cassa integrazione, evitando che l’impatto della crisi sulla situazione economica delle famiglie fosse ancora più dirompente e determinasse un aumento dell’indicatore di deprivazione.
Brescia e Crisi: Mutui per pagare i Mutui
Mutui per pagare i mutui; una tendenza che avevamo già visto applicare a Palermo ed in Sicilia si verifica anche in quel Nord “motore del Paese”; è il caso della Provincia di Brescia, dove sono sempre di più le famiglie che richiedono un nuovo finanziamento nell’intento di onorare quello vecchio, spesso più oneroso. Il problema, semmai, è che così facendo spesso si vedono costrette a rivedere, naturalmente al rialzo, la durata del piano di ammortamento, con un peggioramento della qualità del credito loro erogato di cui evidentemente sarà bene tenere conto in un’ottica futura.
Mutui, Crisi finita se Nouriel Roubini compra casa?
Era nata, lo abbiamo detto a più riprese, come una crisi finanziaria: i principali operatori del settore si erano infatti alacremente adoperati nell’allestire soluzioni di investimento contenenti alcuni elementi a rischio molto elevato, crollati i quali è venuto giù tutto il castello; era stupendo, perché molto alto e curato, però si trattava pur sempre di un castello di carte, terribilmente fragile. La costruzione che ha fatto “tirare” l’economia per diversi anni ha avuto tra i propri mattoni anche i “mutui subprime”, ovvero soluzioni di finanziamento per l’acquisto dell’abitazione di proprietà destinate a titolari che ad un’analisi preliminare sarebbero risultati essere molto a rischio insolvibilità, tanto da escluderli quasi dall’accesso al credito.
Mutuo e Crisi: il Consolidamento dei Prestiti
Sebbene la situazione in Italia si sia rivelata forse meno drammatica del previsto, specie se paragonata a quanto avvenuto al di là delle Alpi e del mare (un Paese che non cresceva è decresciuto in misura comunque minore rispetto ad altri, salvo essere tornato a non crescere), non si può non tenere conto di tutte quelle realtà familiari che dalla crisi hanno avuto in eredità il pesante fardello dell’impossibilità di onorare i debiti, primo dei passi che conducono alla povertà o quantomeno ad affanni che sarà difficile gettarsi alle spalle,a meno di non chiedere aiuto. Chi, insomma, prima della crisi si era fatto convincere ad accendere un mutuo e – contestualmente, o poco più tardi – anche qualche prestito più minuto anche se la sua situazione finanziaria non era delle più rosee, oggi si vede presentato il conto. Soluzioni?
Mutui GB: 5 istituti cannibalizzano il mercato, guida Lloyds Banking Group
Viene quasi da chiedersi cosa abbiamo imparato, quale sia stata la lezione che il mondo occidentale ha raccolto dalla terribile prova della crisi economica mondiale, rispetto alla quale tutti concordano nel dire che, nonostante la fase più acuta sia alle spalle, le prospettive per una ripresa forte e duratura devono essere per un attimo accantonate e riviste. Ci sarà, insomma, da portare pazienza, ma nel frattempo godiamoci la scoperta di un 2009 in cui i mutui in Gran Bretagna sono stati letteralmente cannibalizzati da sole 5 banche erogatrici, rappresentative dell’82% del mercato contro una quota del 64% riferita al 2007. Il settore, insomma, si consolida.
Codacons: “Mutui in crescita? Segnale di Crisi”
“Il mondo è bello perché è vario”, amano ripetere coloro i quali si sono ormai rassegnati alla varietà delle posizioni in campo in ogni dibattito. Eppure, a voler essere sinceri, di fronte a certe sparate cominciamo quasi a rimpiangere quei momenti in cui c’era qualcuno, si chiamasse confessione o partito, che ci diceva quale fosse il suo modo – ortodosso – di pensare cui noi eravamo solamente tenuti a conformarci, e poi a confrontarsi con le altre posizioni in campo sarebbe stato il movimento cui avevamo delegato la nostra rappresentatività. Cascano, infatti, onestamente le braccia dinanzi all’ultima affermazione del Codacons, sicuramente veritiera ma per un numero di casi talmente limitato che è disonesto fare notizia e cercare lo scandalo con un’affermazione tanto qualunquista.
Mutui: normativa Fed, perché non applicarla anche in Italia?
Quello dei mutui in Italia è un comparto dove c’è bisogno sia di più chiarezza, sia di una maggiore trasparenza. A farlo presente è la Federconsumatori che guarda in particolare con interesse agli Stati Uniti, dove la Federal Reserve, la Banca centrale americana, ha posto in materia di sottoscrizione dei mutui delle condizioni che si spingono nella direzione di una maggiore tutela, trasparenza, correttezza e chiarezza a favore delle famiglie consumatrici. In particolare, con la normativa Fed viene introdotto l’obbligo in sede di preventivo e di stipula di un mutuo di portare all’attenzione del contraente opportune situazioni caratterizzate da “scenari peggiori”, ovverosia per semplificare a casi in cui le rate dovessero iniziare ad aumentare, anche in maniera considerevole, di importo. Inoltre, negli Stati Uniti la Fed spinge anche nella direzione della stipula di mutui che includano l’esatto costo, andando quindi ad inserire tutte le voci riguardanti anche le spese accessorie, e che portino alla comunicazioni dei costi inerenti la rata mensile da pagare, sui mutui a tasso variabile, per un periodo pari a ben cinque anni.
Mutui: la Crisi infiamma i Tassi, Bund e Euribor tornano a salire
Cresce il debito dei Paesi europei, precipitati in una spirale di crisi che solo le misure straordinarie che i Governi nazionali si stanno affrettando ad imporre potranno stroncare. Crescono però anche i costi del finanziamento, perché gli Stati hanno un fabbisogno crescente e i mercati, di contro, una minore fiducia nella sostenibilità dei conti pubblici di ciascuno di loro. Morale: salgono rendimenti e spread dei bond governativi in alcuni paesi dell’Eurozona. Crescono, di conseguenza, i costi del finanziamento, con l’ulteriore effetto (quasi fosse una paurosa cascata) che, come annota la BCE, “peggiora il rischio generale a livello di tassi per il sistema finanziario”, rendendo “potenzialmente più difficile una spesa pubblica orientata alla crescita, così come il flusso degli investimenti privati”.